Iolanda Gaeta

mercoledì 23 agosto 2017

Il gioco simbolico in terapia
Il gioco simbolico si manifesta nel bambino in una fase evolutiva che comincia dai 2 ai 7 anni (definita da Piaget fase del Pensiero Preoperatorio)
In questo periodo i bambini cominciano ad adoperare il pensiero simbolico in quanto acquisiscono la capacità rappresentativa, diventano capaci di rappresentarsi mentalmente cose, oggetti, situazioni, persone indipendentemente dalla loro presenza.
Prima dei 24 mesi i bambini sono già in grado di utilizzare gli oggetti attribuendoloro altri significati, ma è solo verso i 3 anni e mezzo che il bambino riesce ad impersonare “l’altro”; più avanti questa abilità si affinerà e fino a che sarà in grado di imitare gli adulti, utilizzando anche travestimenti e/o altri oggetti, riproponendo spesso gli stessi atteggiamenti e comportamenti che vede usualmente nel suo ambiente famigliare e/o scolastico.
È questo il periodo che possiamo definire “animismo infantile” attraverso il quale il bambino è in grado di animare gli oggetti utilizzando la sua immaginazione e in alcuni casi supplendo all'assenza degli oggetti stessi, trasformandoli in ciò che il bambino desidera in quel momento rappresentare.


La drammatizzazione, o gioco simbolico, si basa sull'immaginazione del bambino: si declina attraverso il gioco imitativo e la simulazione di ruolo; diventa per il bambino un mezzo di espressione e di comunicazione, uno strumento che favorisce ed incentiva le relazioni tra i bimbi, ma anche la relazione “uno a uno” che può esplicarsi, in ambito clinico, nella relazione terapeutica.
Dal punto di vista della socializzazione, la drammatizzazione permette un arricchimento della comunicazione tra i bambini e sviluppa la condivisione di idee ed emozioni nel realizzare e rappresentare la storia.
Nella relazione individuale, ad esempio con lo psicologo in seduta, la drammatizzazione ha il compito di suscitare sì l'immaginazione e la riflessione, ma a livello terapeutico, ha l’importante compito di facilitare l'espressione di sé e di favorire la liberazione di conflitti interiori. Gli obiettivi cui si mira variano a seconda dell'età dei bambini.

Lo psicologo organizzerà il “setting” in modo tale che si trasformi in un luogo “sicuro” all’interno del quale il bambino potrà esprimere i suoi reali bisogni senza paura di essere giudicato, ma accettato per quello che egli è. I pupazzi, e i vari giochi presenti nello studio e utilizzati dal bambino insieme allo psicologo, assumono la qualità particolare di animarsi, di rispondere, di muoversi, continuando comunque ad essere finti e quindi controllabili dal bambino; essi sono contemporaneamente reali e fantastici e i bambini possono calibrare l’esperienza e controllarla.
Per rendere il “setting sicuro” è necessario strutturarlo, renderlo prevedibile anche attraverso l'istituzione di riti e routine che si consolideranno in seduta,settimana dopo settimana. Si cercherà di incrementare le competenze del bambino in più Domini: rafforzamento del sé, aumento della capacità di auto- regolazione e dell’attenzione, degli affetti e del comportamento. Si cercherà di creare occasioni in cui si possa sperimentare, in modo da aiutare il bambino ad identificarsi come competente piuttosto che deficitario.
In sintesi l'obiettivo è quello di potenziare le risorse cognitive, emotive, fisiche del minore attraverso il gioco e il corpo .
Per raggiungere l’obiettivo descritto, cioè incrementare le competenze del bambino in più Domini oltre alla drammatizzazione si potranno usare diverse tecniche come: l’uso della Narrativa Psicologicamente Orientata, la biblioterapia, la narrazione di storie inventate insieme al bambino con la possibilità di rappresentarle graficamente utilizzando diverse tecniche pittoriche, ecc.
In sintesi l’intervento terapeutico incentrato sul “gioco simbolico” e la “drammatizzazione” si propone dunque di:
  • permettere al bambino di esprimere e imparare a padroneggiare sentimenti, paure, emozioni, attraverso il corpo e/o attraverso l'uso di oggetti
  • liberare conflitti inconsci
  • superare paure e allargare la fiducia in sè e negli altri
  • soddisfare il bisogno di movimento e di creatività attraverso l'uso di linguaggi diversi
  • stimolare l’immaginazione del bambino
  • favorire la comunicazione
  • favorire l'imitazione di diversi modelli di comportamento.                                                                                                                                               
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Dott.ssa Iolanda Gaeta    www.iolandagaetapsicologa.it

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